Il Tumore mammario in Italia: dati epidemiologici

Il tumore mammario è la neoplasia più frequente in assoluto per incidenza nella popolazione femminile; colpisce una donna su 8.

Si stima che nel 2020, in Italia, abbia colpito  circa 53.000 donne e circa 500 uomini.

Il trend d’ incidenza  appare in  aumento (+0,3% per anno) mentre continua a calare, in maniera significativa, la mortalità (-0,8% per anno). L’aumento d’ incidenza è riferito in particolare alle donne di 35-49 anni, e potrebbe essere spiegato  dalla sensibilizzazione  della popolazione femminile a tale problematica, con il conseguente aumento dei controlli diagnostici senologici  di prevenzione, e dall’ampliamento dello screening mammografico in alcune regioni che hanno coinvolto anche la fascia di età inferiori (oltre a quella di 50-69 anni per cui storicamente è attivo lo screening).

IL RISCHIO CUMULATIVO

Il rischio cumulativo è una misura che esprime il numero di Persone che è necessario seguire nell’intero corso della loro vita perché una di queste abbia una diagnosi positiva. Complessivamente, emerge che 1 donna su 8 in Italia ammala di tumore della mammella nel corso della sua vita. Per confronto,  nella popolazione maschile ammala  1 uomo su 565.

Il carcinoma mammario è, dunque,  la neoplasia più diagnosticata nelle donne; 1 tumore maligno ogni 3 è un tumore mammario.
Il tumore della mammella rappresenta il 30% delle neoplasie femminili, seguito dai tumori del colon-retto (13%), del polmone (8%), della tiroide (6%) e del corpo dell’utero (5%).
In assenza di condizioni particolari (come la mutazione genetica nei geni BRCA 1 e BRCA 2), il rischio di ciascuna donna di ammalarsi varia molto con l’età.

Rispetto all’incidenza di tutti gli altri tumori  (eccetto quelli della cute), il carcinoma della mammella è il più frequentemente diagnosticato  nelle donne  nella fascia d’eta 0-49 anni (41%),  nella classe d’età 50-69 anni (35%) e  in quella più anziana ≥70 anni (22%).

Prevalenza

Complessivamente in Italia vivono 840.000 donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario.

Sopravvivenza e Mortalità

La mortalità è in continuo calo (-0,8%/anno) e questo si deve sia all’efficacia delle nuove terapie sia  alla diagnosi precoce, che permette di individuare il tumore in una fase iniziale. Oggi la sopravvivenza media dopo 5 anni dalla diagnosi è di circa l’87% . La sopravvivenza dopo 10 anni dalla diagnosi, è invece pari all’80% in media. 

Ancora troppe  sono le donne che muoiono a causa di questa malattia, che si conferma la prima di causa di decesso per patologia oncologica nella popolazione femminile.

Fattori di rischio

I fattori di rischio sono molteplici e comprendono l’età, la razza, la familiarità, la storia riproduttiva (gravidanze, allattamento), l’obesità, le abitudini alimentari, l’esposizione a inquinanti ambientali, radiazioni ionizzanti e pregresse neoplasie mammarie.

Talvolta risulta pressoché impossibile rintracciare le alterazioni alla base delle fasi precoci della neoplasia. Sebbene i progressivi sviluppi della ricerca abbiano consentito l’individuazione di mutazioni genetiche (BRCA1 e 2) associate ad un aumentato rischio familiare di carcinoma mammario, la percentuale di casi su evidente base genetica risulta ancora bassa.

Il rischio di ammalare  di carcinoma della mammella aumenta con l’aumentare dell’età; questa correlazione con l’età è legata al continuo e progressivo stimolo proliferativo endocrino che subisce l’epitelio mammario nel corso degli anni  unito al progressivo danneggiamento del DNA e all’accumularsi di alterazioni epigenetiche con alterazione dell’equilibrio  di espressione tra  oncogeni  e geni soppressori. La curva d’incidenza  cresce esponenzialmente fino agli anni della menopausa  e poi rallenta con un plateau dopo la menopausa, per poi riprendere a salire dopo i 60 anni.

Altri fattori di aumentato rischio:

Fattori riproduttivi: una lunga durata del periodo fertile , con un menarca precoce e una menopausa tardiva e quindi con una lunga esposizione del’epitelio ghiandolare agli stimoli proliferativi degli estrogeni ovarici; la nulliparità , una gravidanza a termine dopo i 30 anni, il mancato allattamento al seno.

Fattori ormonali: incremento del rischio nelle donne che assumono terapia ormonale  sostitutiva durante la menopausa  o contraccettivi orali in età fertile.

Fattori dietetici e metabolici: l’elevato consumo di alcool e di grassi animali e il basso consumo di fibre e vegetali. 

 L’obesità è un fattore di rischio accertato, legato all’eccesso di tessuto adiposo che in post-menopausa rappresenta la principale fonte di sintesi di estrogeni circolanti con conseguente eccessivo stimolo ormonale sulla ghiandola mammaria. La sindrome metabolica rappresentata da obesità addominale, alterato metabolismo  glicidico (diabete) , elevati livelli di lipidi (colesterolo e/o trigliceridi) e ipertensione arteriosa, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari ma anche di carcinoma mammario. Sedentarietà e diete ipercaloriche, ricche di grassi e carboidrati sono quindi considerati fattori di rischio.

Pregressa radioterapia a livello toracico, sopratutto prima dei 30anni d’età e precedenti displasie e neoplasie mammarie.

Familiarità ed ereditarietà : anche se la maggior parte di carcinomi mammari sono forme sporadiche , il 7% risulta essere legato a fattori ereditari, mutazioni di vari geni, ¼ dei quali determinati dalla mutazione di due geni: BRCA-1 e BRCA-2 . Il rischio di ammalarsi nel corso della vita è circa il 70% nelle donne con mutazione del gene BRCA-1 e del 40% nelle donne con mutazione del gene BRCA-2.

Da <<I Numeri del cancro in Italia 2020>> a cura dell’Airtum e dell’Aiom

Diagnosi

Il primo passo nella diagnosi della patologia della mammella è costituito sempre da anamnesi ed esame obiettivo.

Durante l’anamnesi è importante indagare sulla familiarità per patologie della mammella, età del menarca, regolarità o meno dei flussi mestruali, pregresse gravidanze e allattamento.

Un elemento di estrema importanza è poi l’esame obiettivo. Nel 70-80% dei casi il carcinoma della mammella si presenta sotto forma di un nodulo non dolente, in circa il 12 % dei casi è presente anche dolore, nell’11% dei casi sono presenti retrazione del capezzolo o secrezione da esso, nel 4 % dei casi la malattia è già avanzata con metastasi ascellari.

All’ispezione è importante ricercare:

  1. asimmetria di volume o forma tra le due mammelle
  2. modificazioni del capezzolo: deviazioni dell’asse o introflessioni
  3. ulcerazioni di areola o capezzolo
  4. secrezione dal capezzolo (indice di crescita del cancro all’interno di un dotto escretore maggiore)
  5. introflessioni della cute in corrispondenza della neoplasia (indice di invasione neoplastica del derma)
  6. vene turgide nella zona del tumore (per infiltrazione venosa)
  7. edema cutaneo o aspetto a buccia d’arancia (infiltrazione neoplastica dei linfatici dermici e subdermici)

La presenza di aderenze con la cute può essere evidenziata o ulteriormente precisata con la palpazione, o facendo flettere il torace in avanti, in modo che le mammelle pendano, o innalzando gli arti superiori. La palpazione deve essere eseguita con i polpastrelli delle dita, sistematicamente quadrante per quadrante, con Paziente in decubito supino e con la mano, omolaterale alla mammella in esame, sotto la testa. (mettere foto)

Il tumore in genere non è palpabile finché non ha superato il diametro massimo di 1 cm e prima di tale dimensione è considerato in fase pre-clinica.

Deve seguire un approfondito esame manuale delle stazioni linfonodali; vanno esplorate le stazioni ascellari, sostenendo il braccio delle Pazienti con il proprio in modo da detendere i muscoli pettorali; e l’esplorazione delle stazioni linfonodali sovraclaveari e laterocervicali. In caso di tumefazione linfonodale è importante verificarne la consistenza, la dimensione e la mobilità sui piani sottostanti. Seguirà l’insostituibile verifica attraverso le indagini diagnostiche radiologiche mirate.